L’antica Chiesa di San Pancrazio sorgeva nell’attuale piazza Aldo Moro.
Non conosciamo l’origine dell’edificio né la data esatta in cui fu edificato.
Tuttavia la prima notizia certa ci viene fornita dal “Liber notitiae Sanctorum Mediolan”, il primo elenco delle pievi della Diocesi di Milano, redatto da Goffredo da Bussero verso la fine del XIII secolo; questa testimonianza attesta l’esistenza a Bovisio di una chiesa dedicata a San Pancrazio.
Inoltre, in un documento del 1398 la chiesa viene citata come cappellania di Desio, mentre nel 1564 viene indicata in un registro delle parrocchie e chiese della diocesi milanese.
Nel 1567 Padre Leoneto Clivone, Visitatore Generale dell’Arcidiocesi in Visita a Bovisio osservò: “La chiesa parrochiale di San Pancrazio non è consacrata, in essa non si conserva il SS. Sacramento, esistono i Registri dei Battesimi e Matrimoni”(…).
Dalla relazione del cardinale Carlo Borromeo nella Visita Pastorale a Bovisio avvenuta il 14 luglio 1579 è presente anche un disegno allegato agli Atti che raffigura la chiesa come un edifico semplice e di piccole dimensioni.
Da questo disegno si può notare che la parte principale era tripartita in navate con sei colonne e con rispettive absidi semicircolari. L’abside contenente l’altare maggiore era costituita da una semplice lastra sorretta da colonne, mentre quelle laterali possedevano ognuno un altare, quello a sinistra era dedicato alla Beata Vergine Maria, mentre quello di destra era dedicato a San Bernardino.
La chiesa era dotata di una sacrestia, del fonte battesimale e di un campanile a forma quadrata posto a sinitra dell’ingresso principale.
Inoltre era presente anche un’area cimiteriale non recintata che si apriva in parte nella parete sud dell’edificio, in parte lungo la parete occidentale delimitata dalla strada detta Comacina che passava tra la facciata della chiesa e il Palazzo Erba Odescalchi.
Il 10 febbraio 1604 il Cardinale Federico Borromeo scrisse una relazione in cui elencava le feste celebrate dai parrochiani di Bovisio. Si solennizzavano i giorni di San Teodoro martire, Madonna della Neve, San Sisto, Decollazione di San Giovanni Battista e di San Macario. Malgrado ciò l’Arcivescovo Visconti stabilì che venissero ridotti a una sola festività cioè quella di San Bernardino da farsi con processione e offerta del popolo, in quanto molti dei giorni festivi non venivano più osservati.
Dalla lettura dei Decreti della visita Pastorale del novembre 1611 la chiesa appariva ancora priva di decorazione, fatta eccezione per l’immagine della B.V Maria posta sopra l’altare dedicato. Inoltre, nel discorso dell’arcivescovo Visconti emerge di non abbandonare la festa di San Bernardino e proprio grazie a questa raccomandazione continuò per oltre un secolo.
Il 27 aprile 1727 vengono benedetti i due altari laterali, abbelliti con ornamenti di marmo e dedicati alla B.V Maria e a San Carlo Boromeo. Da questa data scompare nel calendario parrochiale la festa di San Bernardino mentre si iniziò a celebrare quella di San Carlo.
Inoltre Don Antonio Verri ricordava che la Chiesa era “di vecchia struttura non è consacrata, è a tre navate distinte in pilastri di pietra, venne edificata su terreno rialzato, non può essere aggirata liberamente perché sono addossate a settentrione la casa parrocchiale e un’altra costruzione nella quale si gestisce un’osteria. La facciata non è di nessuna eleganza e non ha porticato ne pronao, non ha nemmeno la croce sulla sommità e all’infuori di un’immagine della B.V Maria con il Bambino Gesù dipinta sopra la porta minore a sinistra di chi entra, non possiede alcun’altra pittura. Si raccomanda che venga dipinta l’immagine del titolare (San Pancrazio) sopra la porta principale e sia collocata una croce alla sommità della facciata.”
Tuttavia anche la chiesa di San Pancrazio conservava al suo intenro delle reliquie. In particolare nel luglio 1684 il monsignor Antonio Tranchedino nella sua visita segnalò che nella Chiesa erano conservate quelle dei Santi Martiri Costanza e Felice, donate da Livio Odescalchi II nipote di Papa Innocenzo XI. Inoltre il Marchese Antonio Maria Erba, senatore del Ducato di Milano, donò alla chiesa di San Pancrazio il corpo di San Bonifacio Martire deposto in un’urna. Per questo motivo nel 1702 in onore del Santo venne eretto un altare accanto a quello dedicato alla B.V Maria.
La storia della chiesa termina con la sua demolizione nel 1774, una decina di anni prima l’edificio sacro aveva subito danni irreparabili in seguito all’esondazione del Torrente Seveso nell’agosto del 1765.
D’ora in poi i fedeli si sarebbero rivolti alla nuova chiesa di San Pancrazio che fu ricostruita poco lontano e ora si trova in p.zza Anselmo IV. La niova chiesa avrebbe dovuto ospitare più fedeli grazie alle dimensioni maggiori rispetto alla precedente.
Oggi si conservano ancora parti delle colonne, che un tempo dividevano le navate, presenti ancora nel cortile interno, e l’immagine della Madonna del Santo Rosario dipinta sul muro prospicente la piazza.
Quest’ultima è stata creata successivamente all’abbattimento del’edificio sacro.
Articolo pubblicato il 12-10-2019
da: I.Valota – Bovisio Masciago – cenni storici degli edifici religiosi dal XIV al XXI secolo